opera
Lump II
categoria | Pittura |
soggetto | Figura umana, Animale |
tags | NATURA, CORPO, VITA, ENTROPIA |
base | 80 cm |
altezza | 120 cm |
profondità | 2 cm |
anno | 2017 |
Acrilico e olio su tela
La composizione è dominata dal caos. La figura al centro appare realistica e spigolosa nella definizione delle spalle e della schiena, ma inferiormente è come imprigionata da una stratificazione di macchie di colore dai toni spenti e sporchi che le conferiscono un aspetto sgradevole. I corpi morti e frammentati della sardine diventano carne stessa del corpo della donna, alludendo alla natura mortale e vulnerabile che possediamo in connessione a quella di qualsiasi altro essere vivente. Allo stesso modo, sulla destra, una manciata di moscerini ballano e banchettano intorno a delle ferite aperte, traendo da quel dolore un gioioso nutrimento. Macchie di colore si estendono a partire dalle estremità dei limiti del quadro, avvicinandosi pericolosamente alla figura centrale e minacciandola nella momentanea stabilità della forma acquisita.
Il quadro è un riferimento alla forza della vita, ma alla vita reale, comprensiva quindi di quell’incredibile mutevolezza e resistenza, ma anche decadenza e fragilità, che ci ostiniamo a considerare cosa a parte. E’ qui che risiede la sua potenza, nell’emozione di un’evoluzione perpetua e in un mondo pressoché infinito di possibilità.
La composizione è dominata dal caos. La figura al centro appare realistica e spigolosa nella definizione delle spalle e della schiena, ma inferiormente è come imprigionata da una stratificazione di macchie di colore dai toni spenti e sporchi che le conferiscono un aspetto sgradevole. I corpi morti e frammentati della sardine diventano carne stessa del corpo della donna, alludendo alla natura mortale e vulnerabile che possediamo in connessione a quella di qualsiasi altro essere vivente. Allo stesso modo, sulla destra, una manciata di moscerini ballano e banchettano intorno a delle ferite aperte, traendo da quel dolore un gioioso nutrimento. Macchie di colore si estendono a partire dalle estremità dei limiti del quadro, avvicinandosi pericolosamente alla figura centrale e minacciandola nella momentanea stabilità della forma acquisita.
Il quadro è un riferimento alla forza della vita, ma alla vita reale, comprensiva quindi di quell’incredibile mutevolezza e resistenza, ma anche decadenza e fragilità, che ci ostiniamo a considerare cosa a parte. E’ qui che risiede la sua potenza, nell’emozione di un’evoluzione perpetua e in un mondo pressoché infinito di possibilità.