opera
I DID IT
categoria | Pittura |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
tags | surrealismo, popart, arte figurativa, neopop |
base | 90 cm |
altezza | 110 cm |
profondità | 2 cm |
anno | 2023 |
Olio su tela, pezzo unico.
Frammentazione, alienazione, identificano questa serie dal titolo “in the dark”. I riferimenti al nostro tempo, al mondo di internet in particolare, portano in una dimensione intimista e surreale, dove gli esseri umani si relazionano più agli oggetti che alle persone. Ne derivano rapporti spesso subalterni tra corpo e oggetti/apparati, da indagare attraverso immagini ambigue tra realismo e surrealismo.
Si parte da un dato reale ma lo si estrapola dal mondo del possibile per elevarlo a icona silente, in un tempo sospeso. Nel dipinto I DID IT il rimando al gesto del cibarsi ritorna, incorniciato all’interno di un monitor. Luci rosse si irradiano dal mobile in un riquadro oscuro, un volto si delinea mentre morde un cibo nero, è il volto dell’artista che mangia in modo bulimico zuccheri, metafora delle dipendenze e delle ossessioni che si esplicita attraverso questo gesto ossessivo, come nella performance dal titolo “Restando Umani”, che ha realizzato nel 2011.
Frammentazione, alienazione, identificano questa serie dal titolo “in the dark”. I riferimenti al nostro tempo, al mondo di internet in particolare, portano in una dimensione intimista e surreale, dove gli esseri umani si relazionano più agli oggetti che alle persone. Ne derivano rapporti spesso subalterni tra corpo e oggetti/apparati, da indagare attraverso immagini ambigue tra realismo e surrealismo.
Si parte da un dato reale ma lo si estrapola dal mondo del possibile per elevarlo a icona silente, in un tempo sospeso. Nel dipinto I DID IT il rimando al gesto del cibarsi ritorna, incorniciato all’interno di un monitor. Luci rosse si irradiano dal mobile in un riquadro oscuro, un volto si delinea mentre morde un cibo nero, è il volto dell’artista che mangia in modo bulimico zuccheri, metafora delle dipendenze e delle ossessioni che si esplicita attraverso questo gesto ossessivo, come nella performance dal titolo “Restando Umani”, che ha realizzato nel 2011.