opera
Reconnect your body
categoria | Performance |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
tags | |
minuti | 30 |
secondi | 0 |
anno | 2024 |
Reconnect your body
2024
Performance
“Reconnect your body” cerca di analizzare la complessità di un tardivo e rapido mutamento socioculturale in cui l’uomo cis-etero, scioccato, si sente detronizzato dal suo ruolo di potere. In un ribaltamento del rapporto preda-predatore, elementi quali olio lubrificante, vestiti in pelle e musica club vengono utilizzati come oggetti di transizione in un sincero rituale di liberazione dal concetto tossico di virilità.
«Cominciamo dal principio. Raccontiamo la storia dell'ano. Ingoiamo l'arazzo della civilizzazione e tessiamo con i fili che spunteranno tra le nostre gambe la tenda di un nuovo circo. Questo è quello che fece Guy [Hocquenghem]: analizzarsi invece di psicoanalizzarsi. In realtà Guy aveva letto Freud mentre succhiava cazzi nelle riunioni del Partito comunista francese e, dato che una cosa tira l'altra, un giorno finì per chiedersi se Edipo avesse l'ano. "C'era una volta l'ano", disse, e inventò un mito per spiegare come ci eravamo convertiti in etero-umani e omo-umani. Il mito, lo racconto a memoria, dice così: non nasciamo uomini o donne, e nemmeno nasciamo bambini o bambine. Alla nascita siamo un intreccio di liquidi, solidi e gel ricoperti a loro volta da uno strano organo la cui estensione e il cui peso supera quelli di ogni altro: la pelle. È questa membrana che si incarica di contenere tutto, mostrando un'apparenza di singola unità che chiamiamo corpo. Avvolta intorno al tubo digestivo la pelle si apre ai suoi estremi lasciando visibile due orifizi muscolari: la bocca e l'ano. Non ci sono quindi differenze, siamo tutti un brandello di pelle che, rispondendo alle leggi della gravità, comincia nella bocca e finisce nell'ano. C'era però troppa simmetria tra questi due orifizi, e i corpi, semplici tubi dermici, impauriti dalla loro potenzialità indefinita di godere con tutto (la terra, le rocce, l'acqua, gli animali, altri tubi dermici) cercarono forme per controllarsi e controllare. La paura che tutta la pelle fosse un organo sessuale senza genere li portò a ridisegnare il corpo, progettando fuori e dentro, marcando zone di privilegio e zone di abiezione. Per sublimare il desiderio pansessuale fu necessario chiudere l'ano trasformandolo in vincolo di socialità, così come fu necessario recintare le terre comuni per segnalare la proprietà privata. Chiudere l'ano affinché l'energia sessuale che poteva scorrervi attraverso si convertisse in onorato e sano cameratismo virile, in interscambio linguistico, in comunicazione, in stampa, in pubblicità, in capitale.»
Paul B. Preciado, Terrore anale, Fandango 2018, pag. 19-20
LA RIVOLUZIONE PARTE DAL CORPO
2024
Performance
“Reconnect your body” cerca di analizzare la complessità di un tardivo e rapido mutamento socioculturale in cui l’uomo cis-etero, scioccato, si sente detronizzato dal suo ruolo di potere. In un ribaltamento del rapporto preda-predatore, elementi quali olio lubrificante, vestiti in pelle e musica club vengono utilizzati come oggetti di transizione in un sincero rituale di liberazione dal concetto tossico di virilità.
«Cominciamo dal principio. Raccontiamo la storia dell'ano. Ingoiamo l'arazzo della civilizzazione e tessiamo con i fili che spunteranno tra le nostre gambe la tenda di un nuovo circo. Questo è quello che fece Guy [Hocquenghem]: analizzarsi invece di psicoanalizzarsi. In realtà Guy aveva letto Freud mentre succhiava cazzi nelle riunioni del Partito comunista francese e, dato che una cosa tira l'altra, un giorno finì per chiedersi se Edipo avesse l'ano. "C'era una volta l'ano", disse, e inventò un mito per spiegare come ci eravamo convertiti in etero-umani e omo-umani. Il mito, lo racconto a memoria, dice così: non nasciamo uomini o donne, e nemmeno nasciamo bambini o bambine. Alla nascita siamo un intreccio di liquidi, solidi e gel ricoperti a loro volta da uno strano organo la cui estensione e il cui peso supera quelli di ogni altro: la pelle. È questa membrana che si incarica di contenere tutto, mostrando un'apparenza di singola unità che chiamiamo corpo. Avvolta intorno al tubo digestivo la pelle si apre ai suoi estremi lasciando visibile due orifizi muscolari: la bocca e l'ano. Non ci sono quindi differenze, siamo tutti un brandello di pelle che, rispondendo alle leggi della gravità, comincia nella bocca e finisce nell'ano. C'era però troppa simmetria tra questi due orifizi, e i corpi, semplici tubi dermici, impauriti dalla loro potenzialità indefinita di godere con tutto (la terra, le rocce, l'acqua, gli animali, altri tubi dermici) cercarono forme per controllarsi e controllare. La paura che tutta la pelle fosse un organo sessuale senza genere li portò a ridisegnare il corpo, progettando fuori e dentro, marcando zone di privilegio e zone di abiezione. Per sublimare il desiderio pansessuale fu necessario chiudere l'ano trasformandolo in vincolo di socialità, così come fu necessario recintare le terre comuni per segnalare la proprietà privata. Chiudere l'ano affinché l'energia sessuale che poteva scorrervi attraverso si convertisse in onorato e sano cameratismo virile, in interscambio linguistico, in comunicazione, in stampa, in pubblicità, in capitale.»
Paul B. Preciado, Terrore anale, Fandango 2018, pag. 19-20
LA RIVOLUZIONE PARTE DAL CORPO