opera
Abbeveratoi (Tre laghi perduti)
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Paesaggio, Natura |
tags | |
base | 300 cm |
altezza | 300 cm |
profondità | 300 cm |
anno | 2022 |
Abbeveratoi (Tre laghi perduti), ceramica nera, acqua, 2022
...e al tempo stesso tacere – per il lago
che non è riuscito ad avere un nome
e non esiste in terra – come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.
Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E’ accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.
W. Szymborska
I laghi / abbeveratoi per gli animali selvatici sono fantasmi, ci parlano di luoghi che non esistono più ma che “sono sempre”, la loro forma è quella di tre laghi estinti (o quasi) nella storia del mondo: il lago Agasizz e il lago Copaide perduti nell'antichità, e il lago di Aral una recente, drammatica, progressiva dissoluzione.
Il paesaggio è l'esito di un lavoro “collettivo” e incessante, di tensioni segrete, di conquiste, di trasformazioni drammatiche e lentissime sedimentazioni, raccoglie memorie, proiezioni di luoghi lontani e familiari, morfologie sconosciute e visioni digitali, il passaggio delle piante, degli uomini e degli animali.
Ho immaginato gli abbeveratoi per gli uccelli e gli animali selvatici come tre presenze sacre nel bosco, tre micro-geografie, che si riempiono e si prosciugano ciclicamente d'acqua piovana rinnovando la propria storia, il proprio mistero e il tentativo di ricostruire una relazione con il non umano.
Al momento sto lavorando su una serie di abbeveratoi realizzati sulla morfologia di altre geografie perdute.
...e al tempo stesso tacere – per il lago
che non è riuscito ad avere un nome
e non esiste in terra – come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.
Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E’ accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.
W. Szymborska
I laghi / abbeveratoi per gli animali selvatici sono fantasmi, ci parlano di luoghi che non esistono più ma che “sono sempre”, la loro forma è quella di tre laghi estinti (o quasi) nella storia del mondo: il lago Agasizz e il lago Copaide perduti nell'antichità, e il lago di Aral una recente, drammatica, progressiva dissoluzione.
Il paesaggio è l'esito di un lavoro “collettivo” e incessante, di tensioni segrete, di conquiste, di trasformazioni drammatiche e lentissime sedimentazioni, raccoglie memorie, proiezioni di luoghi lontani e familiari, morfologie sconosciute e visioni digitali, il passaggio delle piante, degli uomini e degli animali.
Ho immaginato gli abbeveratoi per gli uccelli e gli animali selvatici come tre presenze sacre nel bosco, tre micro-geografie, che si riempiono e si prosciugano ciclicamente d'acqua piovana rinnovando la propria storia, il proprio mistero e il tentativo di ricostruire una relazione con il non umano.
Al momento sto lavorando su una serie di abbeveratoi realizzati sulla morfologia di altre geografie perdute.