opera
Dividi et impera
categoria | Pittura |
soggetto | Architettura, Astratto, Bellezza |
tags | arte contemporanea, collage art, arte concettuale, frammenti |
base | 50 cm |
altezza | 50 cm |
profondità | 3 cm |
anno | 2018 |
Dividi et impera
2018
50x50 cm
Collage e tecnica mista su tela
La superficie della tela si articola in cinque fasce orizzontali, ognuna composta da frammenti diversi: piccoli quadratini di cruciverba, parole ritagliate, minuscoli pezzi di giornalini enigmistici, griglie bianche e nere e frammenti piccolissimi di pagine di libri. Ne emerge una trama delicata, quasi archeologica, che richiama le pavimentazioni antiche, memoria di stratificazioni culturali.
Il titolo, “Dividi et impera”, rimanda a una strategia di potere, riprende il celebre motto latino attribuito agli imperatori romani, che ne fecero uno strumento di dominio politico e militare: dividere per governare. Qui diventa metafora del linguaggio stesso, un invito a riflettere sul potere della parola. Le parole, frammentate e disseminate in fasce, mostrano come il linguaggio possa sia unire che separare: può creare coesione e senso, oppure isolare, suddividere, spezzare. Il verbo è potere perché organizza il pensiero, struttura la memoria, modella la percezione collettiva. Le parole, moltiplicate e disseminate sulla superficie, rivelano la loro forza di suggestione collettiva: possono ammaliare le masse, persuadere, manipolare, esercitare un controllo invisibile. In questa tessitura visiva, ciò che appare fragile e minuto — sillabe, lettere, ritagli — si trasforma in architettura simbolica, capace di influenzare la nostra visione del mondo.
2018
50x50 cm
Collage e tecnica mista su tela
La superficie della tela si articola in cinque fasce orizzontali, ognuna composta da frammenti diversi: piccoli quadratini di cruciverba, parole ritagliate, minuscoli pezzi di giornalini enigmistici, griglie bianche e nere e frammenti piccolissimi di pagine di libri. Ne emerge una trama delicata, quasi archeologica, che richiama le pavimentazioni antiche, memoria di stratificazioni culturali.
Il titolo, “Dividi et impera”, rimanda a una strategia di potere, riprende il celebre motto latino attribuito agli imperatori romani, che ne fecero uno strumento di dominio politico e militare: dividere per governare. Qui diventa metafora del linguaggio stesso, un invito a riflettere sul potere della parola. Le parole, frammentate e disseminate in fasce, mostrano come il linguaggio possa sia unire che separare: può creare coesione e senso, oppure isolare, suddividere, spezzare. Il verbo è potere perché organizza il pensiero, struttura la memoria, modella la percezione collettiva. Le parole, moltiplicate e disseminate sulla superficie, rivelano la loro forza di suggestione collettiva: possono ammaliare le masse, persuadere, manipolare, esercitare un controllo invisibile. In questa tessitura visiva, ciò che appare fragile e minuto — sillabe, lettere, ritagli — si trasforma in architettura simbolica, capace di influenzare la nostra visione del mondo.