opera
Figura Intera (Fronte retro 04122023), Serie Aniconico
categoria | Fotografia |
soggetto | Figura umana, Astratto, Architettura |
tags | offcamera, impronta, immagine, corpo, icona, mosaico, selfie, fotografia, pelle |
base | 150 cm |
altezza | 150 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2023 |
Nastro adesivo, argento nitrato, impronte, carta
Serie Aniconico: 2020-oggiL'opera è la più grande mai realizzata all'interno della serie Aniconico. Le opere della serie Aniconico sono dei mosaici di tracce di pelle, una forma di ritratto del corpo dell’artista. Ogni tassello è un piccolo sviluppo fotografico e deriva dalla mappatura del corpo realizzata attraverso il contatto tra epidermide e nastro adesivo. I sali minerali, catturati attraverso il nastro adesivo, reagendo con il nitrato d’argento, danno vita a sviluppi fotografici off-camera. La pelle, involucro che separa e contemporaneamente connette al mondo esterno, diventa strumento per misurare e registrare la realtà. Il corpo sembra quasi scomparire, così scomposto in frammenti, si scorgono elementi di una figura umana (orecchio, bocca, palpebre), ma la fisionomia non è mai riconoscibile nella sua soggettività. Da sempre è la geometria a narrare il “creato” qualora non si possa o voglia ricorrere a immagini figurative, in questi mosaici le ricomposizioni sono una forma di rielaborazione laica della geometria sacra in cui il corpo diventa “universale” non (più) riconoscibile e rappresentato, ma presentato nella sua matericità.
Serie Aniconico: 2020-oggiL'opera è la più grande mai realizzata all'interno della serie Aniconico. Le opere della serie Aniconico sono dei mosaici di tracce di pelle, una forma di ritratto del corpo dell’artista. Ogni tassello è un piccolo sviluppo fotografico e deriva dalla mappatura del corpo realizzata attraverso il contatto tra epidermide e nastro adesivo. I sali minerali, catturati attraverso il nastro adesivo, reagendo con il nitrato d’argento, danno vita a sviluppi fotografici off-camera. La pelle, involucro che separa e contemporaneamente connette al mondo esterno, diventa strumento per misurare e registrare la realtà. Il corpo sembra quasi scomparire, così scomposto in frammenti, si scorgono elementi di una figura umana (orecchio, bocca, palpebre), ma la fisionomia non è mai riconoscibile nella sua soggettività. Da sempre è la geometria a narrare il “creato” qualora non si possa o voglia ricorrere a immagini figurative, in questi mosaici le ricomposizioni sono una forma di rielaborazione laica della geometria sacra in cui il corpo diventa “universale” non (più) riconoscibile e rappresentato, ma presentato nella sua matericità.