opera
Gates
categoria | Digital art |
soggetto | Figura umana, Architettura |
tags | fotografia, coronavirus, digital, religione, covid, compositing |
base | 50 cm |
altezza | 70 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2020 |
GATES (2020)
Un flusso di immagini sta entrando nelle nostre case, disse Paul Valery nel 1928. Durante il lockdown nell’era del coronavirus è stato profondamente reale. Avevamo messo in pausa le nostre vite e le immagini rimanevano l’unica fonte di informazioni del mondo esterno.
Una volta pensavamo al digitale come un mondo accessorio alla nostra vita quotidiana, oggi ci sembra l’unica vita che abbiamo vissuto negli scorsi mesi. La circolazione delle immagini e la loro fruizione hanno iniziato a scandire i nostri momenti e la percezione del tempo.
Questo è l’immaginario su cui Mattia Sugamiele concentra la sua ricerca, con la raccolta e archiviazione di immagini iconiche, provenienti dai principali media e soprattutto internet, prediligendo quelle riguardanti la religione; per il suo ruolo nella società e l’attacco che sta vivendo in questo periodo storico, più di ogni precedente guerra o disastro naturale, calamità o tragedia. Assistiamo al Papa che prega in una piazza San Pietro completamente vuota o il Muro del Pianto che diventa un qualsiasi altro luogo da sanificare, privato della presenza dei numerosi fedeli. Insieme a questa ricerca, l’artista rintraccia rappresentazioni del virus da studi medici approfonditi trovati su Internet.
I frammenti prima vengono astratti e poi aggiunti alla composizione dell’immagine di derivazione religiosa, attivando un processo di stratificazione e moltiplicazione di segni e significati. Il risultato è un’immagine digitale inedita con cancelli, buchi, incavi, che disorientano o riorientare lo spettatore in altri possibili portali virtuali. Una moschea accoglie i suoi membri completamente avvolta nel cellophane come protezione dal virus e all’interno degli ingrandimenti della plastica i virus compaiono e si mescolano con gli altri elementi della composizione.
Viene crittografato un nuovo indice di paesaggio di derivazione artificiale costituito da strati
di informazioni, elementi ed entità tutti con la loro storia, la loro addizione e sottrazione al dialogo che innescano tra loro, le loro combinazioni
ambigue e le loro giustapposizioni che illuminano su una netta collisione tra fragilità della religione e la cristallina verità della scienza.
Lo scontro tra culto e scienza umana fa eco alla complessità del tempo che stiamo vivendo, aprendo spazio ad una piattaforma tutta colma di nuove domande.
Un flusso di immagini sta entrando nelle nostre case, disse Paul Valery nel 1928. Durante il lockdown nell’era del coronavirus è stato profondamente reale. Avevamo messo in pausa le nostre vite e le immagini rimanevano l’unica fonte di informazioni del mondo esterno.
Una volta pensavamo al digitale come un mondo accessorio alla nostra vita quotidiana, oggi ci sembra l’unica vita che abbiamo vissuto negli scorsi mesi. La circolazione delle immagini e la loro fruizione hanno iniziato a scandire i nostri momenti e la percezione del tempo.
Questo è l’immaginario su cui Mattia Sugamiele concentra la sua ricerca, con la raccolta e archiviazione di immagini iconiche, provenienti dai principali media e soprattutto internet, prediligendo quelle riguardanti la religione; per il suo ruolo nella società e l’attacco che sta vivendo in questo periodo storico, più di ogni precedente guerra o disastro naturale, calamità o tragedia. Assistiamo al Papa che prega in una piazza San Pietro completamente vuota o il Muro del Pianto che diventa un qualsiasi altro luogo da sanificare, privato della presenza dei numerosi fedeli. Insieme a questa ricerca, l’artista rintraccia rappresentazioni del virus da studi medici approfonditi trovati su Internet.
I frammenti prima vengono astratti e poi aggiunti alla composizione dell’immagine di derivazione religiosa, attivando un processo di stratificazione e moltiplicazione di segni e significati. Il risultato è un’immagine digitale inedita con cancelli, buchi, incavi, che disorientano o riorientare lo spettatore in altri possibili portali virtuali. Una moschea accoglie i suoi membri completamente avvolta nel cellophane come protezione dal virus e all’interno degli ingrandimenti della plastica i virus compaiono e si mescolano con gli altri elementi della composizione.
Viene crittografato un nuovo indice di paesaggio di derivazione artificiale costituito da strati
di informazioni, elementi ed entità tutti con la loro storia, la loro addizione e sottrazione al dialogo che innescano tra loro, le loro combinazioni
ambigue e le loro giustapposizioni che illuminano su una netta collisione tra fragilità della religione e la cristallina verità della scienza.
Lo scontro tra culto e scienza umana fa eco alla complessità del tempo che stiamo vivendo, aprendo spazio ad una piattaforma tutta colma di nuove domande.