opera
La Cura di Sé, piano piano
categoria | Installazione |
soggetto | Paesaggio, Politico/Sociale |
tags | documentazione, memoria, immaginario, virtuale, gaming, performance |
base | 90 cm |
altezza | 40 cm |
profondità | 140 cm |
anno | 2022 |
In collaborazione con l’artista Simone Bacco
installazione per 1 schermo e audio| televisore 4:3 | stampa digitale su tappeto 140x90 cm | altoparlante stereo 3,5mm
La Cura di Sé, piano piano nasce da un ragionamento intorno al problema della documentazione di una passeggiata performativa intitolata La Cura di Sé, sviluppata nel 2020 da Simone Bacco.
Basandosi sul racconto della performance e sulla documentazione fotografica, Monsalves ha modellato, attraverso un programma di creazione di videogiochi, un’isola nella quale la performance avvenuta nel 2020 trova la sua potenziale riattuazione infinita.
In questo intermezzo in cui avviene il dialogo, il lavoro co-creativo si materializza, l’immaginario si mescola al reale e le temporalità si incrociano.
L’installazione consiste in uno schermo a tubo catodico che mostra una partita giocata
da Bacco e che riproduce un canto in loop di uccelli ipoteticamente presenti nell’ambientazione digitale. Ciò si appoggia su di un tappeto morbido sul quale è stampato il cielo del videogioco. In aggiunta vi è un altoparlante in cui si riproduce il racconto della
performance, ascoltabile soltanto accostando l’orecchio ad esso.
L’opera vuole mettere in evidenza come un racconto può ricostruire immaginari e ricostruirsi in nuove diffrazioni. È altresì un tentativo di confrontarsi con la problematica di presentare la documentazione di una performance: il lavoro fa della documentazione
materia stessa per lo sviluppo di una nuova performance.
installazione per 1 schermo e audio| televisore 4:3 | stampa digitale su tappeto 140x90 cm | altoparlante stereo 3,5mm
La Cura di Sé, piano piano nasce da un ragionamento intorno al problema della documentazione di una passeggiata performativa intitolata La Cura di Sé, sviluppata nel 2020 da Simone Bacco.
Basandosi sul racconto della performance e sulla documentazione fotografica, Monsalves ha modellato, attraverso un programma di creazione di videogiochi, un’isola nella quale la performance avvenuta nel 2020 trova la sua potenziale riattuazione infinita.
In questo intermezzo in cui avviene il dialogo, il lavoro co-creativo si materializza, l’immaginario si mescola al reale e le temporalità si incrociano.
L’installazione consiste in uno schermo a tubo catodico che mostra una partita giocata
da Bacco e che riproduce un canto in loop di uccelli ipoteticamente presenti nell’ambientazione digitale. Ciò si appoggia su di un tappeto morbido sul quale è stampato il cielo del videogioco. In aggiunta vi è un altoparlante in cui si riproduce il racconto della
performance, ascoltabile soltanto accostando l’orecchio ad esso.
L’opera vuole mettere in evidenza come un racconto può ricostruire immaginari e ricostruirsi in nuove diffrazioni. È altresì un tentativo di confrontarsi con la problematica di presentare la documentazione di una performance: il lavoro fa della documentazione
materia stessa per lo sviluppo di una nuova performance.