opera
Ode to the Impossibility of Eternity
categoria | Installazione |
soggetto | Natura, Astratto |
tags | time and sculpture, minimal |
base | 30 cm |
altezza | 300 cm |
profondità | 30 cm |
anno | 2020 |
Agitatore per polenta in rame e alluminio, erba di pampa.
L'installazione Ode to the Impossibility of Eternity affronta dottrine filosofiche e concetti fisici, tra i quali spicca il concetto di possibilità della memoria come serie di eventi, secondo il finitismo temporale. Questa è la dottrina che il tempo è finito nel passato. La filosofia di Aristotele, espressa in opere come la sua Fisica, sosteneva che, sebbene lo spazio fosse finito, con solo il vuoto esistente al di là della sfera più esterna dei cieli, il tempo fosse infinito. Ciò ha causato problemi ai filosofi medievali islamici, ebrei e cristiani, che non erano in grado di conciliare il concetto aristotelico dell'eterno con la narrativa della creazione della Genesi. La cosmogonia moderna accetta il finitismo, nella forma del Big Bang, piuttosto che la teoria dello stato stazionario, che consente un universo che esiste da una quantità infinita di tempo, ma su basi fisiche piuttosto che filosofiche. L'installazione è composta da due elementi, un polentatore sempre rotante e una canna legata appesa dall'alto. La canna, sebbene morta, contiene semi e quindi è piena di vita. Il polentaio è sinonimo di flusso contenuto di energia nel tempo. La canna rappresenta anche la necessità di conservare ricordi e segnare momenti specifici. L'installazione ha lo scopo di provocare la domanda su cosa portiamo avanti dal passato, e se questo potrebbe essere possibile in caso di infinitismo temporale.
L'installazione Ode to the Impossibility of Eternity affronta dottrine filosofiche e concetti fisici, tra i quali spicca il concetto di possibilità della memoria come serie di eventi, secondo il finitismo temporale. Questa è la dottrina che il tempo è finito nel passato. La filosofia di Aristotele, espressa in opere come la sua Fisica, sosteneva che, sebbene lo spazio fosse finito, con solo il vuoto esistente al di là della sfera più esterna dei cieli, il tempo fosse infinito. Ciò ha causato problemi ai filosofi medievali islamici, ebrei e cristiani, che non erano in grado di conciliare il concetto aristotelico dell'eterno con la narrativa della creazione della Genesi. La cosmogonia moderna accetta il finitismo, nella forma del Big Bang, piuttosto che la teoria dello stato stazionario, che consente un universo che esiste da una quantità infinita di tempo, ma su basi fisiche piuttosto che filosofiche. L'installazione è composta da due elementi, un polentatore sempre rotante e una canna legata appesa dall'alto. La canna, sebbene morta, contiene semi e quindi è piena di vita. Il polentaio è sinonimo di flusso contenuto di energia nel tempo. La canna rappresenta anche la necessità di conservare ricordi e segnare momenti specifici. L'installazione ha lo scopo di provocare la domanda su cosa portiamo avanti dal passato, e se questo potrebbe essere possibile in caso di infinitismo temporale.