opera
Renaissance, cosa vedranno i miei occhi quando li aprirò?
categoria | Scultura |
soggetto | Paesaggio, Natura, Figura umana, Bellezza |
tags | #marmo, #morte, #vita, #esistenza, #uomo, #natura, #acqua, #carrara |
base | 78 cm |
altezza | 25 cm |
profondità | 33 cm |
anno | 2014 |
Scultura in marmo (blocco unico), pezzo unico.
Il teologo e filosofo tedesco Karl Rahner ha scritto che ci sono parole che “lasciano trasparire la
infinita gamma della realtà, simili a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità. Sono
esse che ci illuminano e non noi a illuminarle”. Tra queste, può essere inserita a pieno titolo
Renaissance – rinascita, poiché porta con sé e in sé infinite sfumature di significato, adattabili a
ambiti diversi, ma sempre illuminanti.
Raffaele Russo ha scelto di dare questo titolo ad un’opera che riesce ad essere portatrice di un insieme
di sensazioni che, vissute in profondità, si riverberano nella mente di chi osserva, divenendo
estremamente rilevanti in quanto chiavi di lettura della contemporaneità. Il marmo levigato con
sapienza crea un universo in cui uomo e natura si trovano a dialogare con estrema sincerità: il volto,
che nella sua perfezione sembra svelarsi a poco a poco, emerge con vibrante potenza da una superficie
di nitore cristallino, venata da increspature che danno il senso del legame tra l’essere umano e il suo
contesto, onde sonore di un sentire che si propaga all’infinito; la chiocciola, che con il suo faticoso
moto dà la misura della difficoltà del vivere, contaminato da un’inesausta resilienza, oltre a
sottolineare il legame stretto con ciò che appartiene al mondo, segna il divenire continuo di una
trasformazione che trova la sua concretizzazione nella foglia che, trascinata dal moto ondoso delle
acque, sembra voler lasciare la scena. Protagonista del cambiamento, si evolve per essere segnacolo
di un rapporto che prevede la fine, ma anche sempre un nuovo inizio, un nuovo modo di concepire
l’essere hic et nunc di una creatura, l’uomo, che attraverso l’arte, intesa anche in senso etimologico
di prodotto armonico, riesce a trovare il codice comunicativo per cercare di comprendere la situazione
in cui è immerso. Solo con la comprensione della perfezione della natura, infatti, è possibile dare
avvio ad un processo di trasformazione volto a cambiare i comportamenti umani, al fine di ritrovare
quella limpidezza di rapporto che ha connotato nel passato la relazione con il tutto, per poter tornare
a dire, con Lord Byron:
"Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere."
Il teologo e filosofo tedesco Karl Rahner ha scritto che ci sono parole che “lasciano trasparire la
infinita gamma della realtà, simili a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità. Sono
esse che ci illuminano e non noi a illuminarle”. Tra queste, può essere inserita a pieno titolo
Renaissance – rinascita, poiché porta con sé e in sé infinite sfumature di significato, adattabili a
ambiti diversi, ma sempre illuminanti.
Raffaele Russo ha scelto di dare questo titolo ad un’opera che riesce ad essere portatrice di un insieme
di sensazioni che, vissute in profondità, si riverberano nella mente di chi osserva, divenendo
estremamente rilevanti in quanto chiavi di lettura della contemporaneità. Il marmo levigato con
sapienza crea un universo in cui uomo e natura si trovano a dialogare con estrema sincerità: il volto,
che nella sua perfezione sembra svelarsi a poco a poco, emerge con vibrante potenza da una superficie
di nitore cristallino, venata da increspature che danno il senso del legame tra l’essere umano e il suo
contesto, onde sonore di un sentire che si propaga all’infinito; la chiocciola, che con il suo faticoso
moto dà la misura della difficoltà del vivere, contaminato da un’inesausta resilienza, oltre a
sottolineare il legame stretto con ciò che appartiene al mondo, segna il divenire continuo di una
trasformazione che trova la sua concretizzazione nella foglia che, trascinata dal moto ondoso delle
acque, sembra voler lasciare la scena. Protagonista del cambiamento, si evolve per essere segnacolo
di un rapporto che prevede la fine, ma anche sempre un nuovo inizio, un nuovo modo di concepire
l’essere hic et nunc di una creatura, l’uomo, che attraverso l’arte, intesa anche in senso etimologico
di prodotto armonico, riesce a trovare il codice comunicativo per cercare di comprendere la situazione
in cui è immerso. Solo con la comprensione della perfezione della natura, infatti, è possibile dare
avvio ad un processo di trasformazione volto a cambiare i comportamenti umani, al fine di ritrovare
quella limpidezza di rapporto che ha connotato nel passato la relazione con il tutto, per poter tornare
a dire, con Lord Byron:
"Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere."