Moto Contraddittorio

opera
Moto Contraddittorio
categoria Performance
soggetto Politico/Sociale, Figura umana
tags
minuti 30
secondi 0
anno 2019
Performance 28/12/2019 Verona; Video: Andrea Bonetti e Chiara Ventura 29:44 minuti, 18:04 minuti

Partendo da un analisi del detto: Tenere i piedi per terra e, successivamente, dalla sua messa in pratica fisica il progetto volge l’attenzione sulla difficoltà motoria che si può generare da un movimento dato dall’impossibilità di distaccarsi dal terreno, ossia le proprie fondamenta e certezze.

L’obiettivo del mio lavoro è quello di suscitare una sensazione spontanea, sia questa positiva o negativa generata dalla visone di una trasposizione fisico/sensoriale, in un contesto quotidiano, di questo confine ben delineato tra la propria intimità individuale e il momento dato dalla realtà che ci circonda. In particolare l’attenzione volge ad un’applicazione letterale di questo attaccamento ad una concretezza strettamente soggettiva che da condizione mentale viene trasformata in impedimento fisico.

Per questo necessito di addentrarmi in un argomento legato tanto alla realtà collettiva quotidiana quanto all’individualità soggettiva: si parla del cammina- re. Per deambulare occorre necessariamente muovere un piede alla volta. La pianta del primo piede poggia a terra e il secondo si solleva portandosi verso una stabilità data da un più lontano appoggio sicuro per il peso corporeo, in modo da lasciare che il primo a sua volta possa sollevarsi nel suo attimo di leggerezza.

Il ragionamento indica che per raggiungere una corretta progressione in un percorso, non solo a livello di distanza ma anche vitale, serve necessariamente un attimo di incertezza e comprensione.

L’azione si colloca in una famosa meta della città di Verona, ossia Piazza Bra, in un particolare periodo dell’anno ovvero quello dei mercatini di natale, fonte di richiamo per un gran numero di visitatori.

Inizio cingendomi le caviglie con una cintura (simbolo del confine ben delimitato delle mie certezze) e prendendo posizione sulla linea immaginaria(posizionata sempre al centro del lastricato che compone la piazza) che segna la mia direzione esattamente sotto i Portoni della Bra. Sottoposto a queste condizioni il mio “spazio individuale” si traduce nell’impossibilità fisica di staccare i piedi da terra o di poterli muovere liberamente: riducendo tutto il mio movimento ad un lento strascicarsi da un punto all’altro mantengo il mio corpo e confine con la realtà come una sorta di asse centrale verso il quale far convergere ogni singola informazione.

Parte così un movimento “muto”, distaccato da tutto, senza pensieri, solitario e isolato ma con uno scopo, il raggiungimento del completamento del percorso. Una volta valicata la Porta della cittadella ho raggiunto la fine della linea, seguono la rimozione della mia limitazione e la cessazione dell’azione.

Il tutto è ripreso, oltre che da terzi, da una action-camera posizionata proprio al centro della cintura, sulla fibbia, che racconta la visione di quello che accade passando attraverso l’origine del mio punto di vista, i piedi.
artista
Andrea Bonetti
Artista, Rudiano
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