opera
untitled (we are blind)
categoria | Pittura |
soggetto | Astratto, Politico/Sociale |
tags | |
base | 120 cm |
altezza | 100 cm |
profondità | 2 cm |
anno | 2025 |
tecnica mista su tela, opera unica
Viviamo in un’epoca di sovraccarico comunicativo, eppure l’incomunicabilità dilaga. Le mie opere esplorano questa contraddizione attraverso l’uso del Braille, un codice che, anziché abbattere barriere, in questo contesto le rafforza.
I miei dipinti riportano messaggi in Braille che risultano illeggibili sia ai vedenti che ai non vedenti: i primi perché incapaci di decifrarlo, i secondi perché privati della possibilità di toccarlo.
Questa ambiguità trasforma il linguaggio in un muro, evidenziando la fragilità del nostro concetto di comprensione e accessibilità. Il linguaggio diventa così un paradosso: è presente, ma inaccessibile. È visibile, ma incomprensibile. È vicino, ma irraggiungibile.
Con questa serie, invito il pubblico a confrontarsi con la propria "cecità", un'incapacità di vedere oltre la superficie delle cose, di ascoltare davvero, di comprendere l'altro al di là delle proprie certezze.
Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con la frustrazione dell’incomprensione. A sentire sulla pelle l’assenza di accesso. A riflettere sulla propria incapacità di leggere il mondo, al di là di ciò che appare.
Viviamo in un’epoca di sovraccarico comunicativo, eppure l’incomunicabilità dilaga. Le mie opere esplorano questa contraddizione attraverso l’uso del Braille, un codice che, anziché abbattere barriere, in questo contesto le rafforza.
I miei dipinti riportano messaggi in Braille che risultano illeggibili sia ai vedenti che ai non vedenti: i primi perché incapaci di decifrarlo, i secondi perché privati della possibilità di toccarlo.
Questa ambiguità trasforma il linguaggio in un muro, evidenziando la fragilità del nostro concetto di comprensione e accessibilità. Il linguaggio diventa così un paradosso: è presente, ma inaccessibile. È visibile, ma incomprensibile. È vicino, ma irraggiungibile.
Con questa serie, invito il pubblico a confrontarsi con la propria "cecità", un'incapacità di vedere oltre la superficie delle cose, di ascoltare davvero, di comprendere l'altro al di là delle proprie certezze.
Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con la frustrazione dell’incomprensione. A sentire sulla pelle l’assenza di accesso. A riflettere sulla propria incapacità di leggere il mondo, al di là di ciò che appare.