opera
Zaffo
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Nudo, Bellezza |
tags | cura, ombelico, seno, empty, vuoto, zaffo, doily, centrino |
base | 23 cm |
altezza | 31 cm |
profondità | 1 cm |
anno | 2018 |
100 fogli Carta Cotton 100%, cotone all'uncinetto, immagine fotografica
Misure: variabili; 23x31 cad.
Zaffo (dal dizionario): tampone di garza da introdurre e stipare in una cavità naturale (naso, utero), in una breccia operatoria o in una ferita, a scopo emostatico o per controllare la cicatrizzazione nel processo di guarigione per seconda intenzione.
Cosa si prova quando muore una persona amata?
Come descrivere il dolore che si sente e si vive?
Zaffo è una presa di coscienza, un punto di vista, un vuoto ricamato.
È l'impossibile tentativo di curare una ferita e coprire una mancanza.
Ma è anche cura, rinascita, insegnamento e condivisione perché dal dolore si può imparare molto, tanto da comprendere che la morte fa parte della vita ed è un processo naturale che spetta a tutti.
Il filo così intrecciato è il simbolo di pazienza e del tempo dedicato a sé, al proprio dolore e alla persona che abbiamo perso ma è anche il ricordo di mia madre che mi ha insegnato ad usare l’uncinetto negli ultimi mesi di vita.
L’ombra del centrino si adagia sull’immagine fotografica sottostante: un ombelico e un seno, rimando al femminile e alla femminilità, ma anche alla madre e alla prima relazione che abbiamo in vita, entrambi organi primordiali del nutrimento umano.
Nutrimento, per il corpo e per l’anima.
Ecco che cos’è una relazione intima.
Ecco cosa perdiamo con la morte.
Misure: variabili; 23x31 cad.
Zaffo (dal dizionario): tampone di garza da introdurre e stipare in una cavità naturale (naso, utero), in una breccia operatoria o in una ferita, a scopo emostatico o per controllare la cicatrizzazione nel processo di guarigione per seconda intenzione.
Cosa si prova quando muore una persona amata?
Come descrivere il dolore che si sente e si vive?
Zaffo è una presa di coscienza, un punto di vista, un vuoto ricamato.
È l'impossibile tentativo di curare una ferita e coprire una mancanza.
Ma è anche cura, rinascita, insegnamento e condivisione perché dal dolore si può imparare molto, tanto da comprendere che la morte fa parte della vita ed è un processo naturale che spetta a tutti.
Il filo così intrecciato è il simbolo di pazienza e del tempo dedicato a sé, al proprio dolore e alla persona che abbiamo perso ma è anche il ricordo di mia madre che mi ha insegnato ad usare l’uncinetto negli ultimi mesi di vita.
L’ombra del centrino si adagia sull’immagine fotografica sottostante: un ombelico e un seno, rimando al femminile e alla femminilità, ma anche alla madre e alla prima relazione che abbiamo in vita, entrambi organi primordiali del nutrimento umano.
Nutrimento, per il corpo e per l’anima.
Ecco che cos’è una relazione intima.
Ecco cosa perdiamo con la morte.