Salvatore Sparavigna

Fotografo
Napoli

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"CARNE DI PIPERNO"

"Carne di Piperno" si inserisce in una tradizione artistica che intreccia documentazione visiva e speculazione metaforica, costruendo un dialogo tra la materia inanimata della pietra e la fragile temporalità della carne umana. Scattata a Napoli, città di contrasti e stratificazioni culturali, l’immagini si articolano intorno a due elementi chiave: i volti dei "neapolitans" su muri di piperno, solcati da segni del tempo e impreziositi da elementi non moderni, luci ed ombre. Il titolo stesso allude a una fusione tra organico e inorganico, tra ciò che è vivo e ciò che persiste, evocando l’eterno ciclo della vita e della memoria.
Il progetto si distingue per un uso sapiente del bianco e nero, che non è un semplice espediente estetico, ma una chiave interpretativa che amplifica il contrasto tra luce e ombra, tra la plasticità del volto umano e la superficie scabra del piperno. L’anziana donna è collocata sulla sinistra dell’inquadratura, in una zona parzialmente oscurata, come se emergesse da una penombra atemporale. I volti, spesso segnati da rughe profonde, si specchiano idealmente nella rugosità della pietra, in un gioco di risonanze materiche che sottolinea l’analogia tra pelle e roccia: entrambe portano i segni del tempo, entrambe narrano storie sedimentate.
Elementi simbolici architettonici di forte impatto, sono spesso posizionati in una zona di piena luce/ombra, quasi a fungere da contrappunto simbolico alla figura umana. Il muro di piperno, con la sua texture porosa e i segni dell’erosione, diventa una metafora della città stessa: Napoli, che si erode e si rigenera, che conserva la memoria di chi l’ha attraversata.
Nel contesto di una mostra fotografica, "Carne di Piperno" può essere letta come un’opera che interroga il rapporto tra corpo e spazio, tra memoria individuale e memoria collettiva. La scelta di accostare la figura umana a un elemento architettonico non è casuale: il muro diventa testimone silenzioso della storia, una pelle urbana che dialoga con la pelle vissuta della donna ritratta.
Curatorialmente, queste immagini si inseriscono perfettamente in un percorso espositivo che indaga il tema dell'identità e della permanenza: il volto del "neapolitan" rappresenta la memoria vivente della città, mentre il piperno racconta una storia millenaria di costruzione e resistenza ed il suo sguardo, rivolto verso l’esterno della scena, suggerisce un’apertura, una continuità tra passato e futuro .
La fotografia potrebbe trovare spazio in mostre dedicate al rapporto tra uomo e città, alla trasformazione urbana, o alle stratificazioni culturali di Napoli. Potrebbe essere accostata a opere di Mimmo Jodice, che ha spesso esplorato il tema delle vestigia archeologiche in relazione alla vita contemporanea, oppure inserita in un dialogo con artisti che lavorano sulla materia come Alberto Burri, laddove la pelle del muro richiama le crettature della sua Cretto.
Da un punto di vista sociologico, "Carne di Piperno" offre una riflessione sulla relazione tra individuo e contesto urbano, tra memoria personale e storia collettiva. Napoli è una città che si definisce attraverso le sue stratificazioni: ogni pietra, ogni muro porta i segni delle generazioni che vi hanno vissuto, così come i volti dei suoi abitanti raccontano storie di resistenza, sopravvivenza e trasformazione.
I protagonisti delle fotografie incarnano la memoria storica della città, una memoria che non è solo scritta nei libri, ma è vissuta nei corpi, nei gesti, nelle espressioni di chi l’abita. Le loro presenze all’interno delle immagini suggeriscono una Napoli che non è solo città-museo, ma organismo vivente, che si nutre del passato per proiettarsi nel futuro.
Il piperno, materiale largamente utilizzato nell’architettura partenopea, diventa qui un simbolo di continuità. È la pietra delle chiese, dei palazzi nobiliari, ma anche delle strade e dei vicoli, e in queste immagini assume un valore quasi antropologico: è la "carne" della città, un tessuto urbano che respira, che si logora ma che resiste.
Non ultima, suggerisce infine una riflessione sulla spiritualità radicata nella vita quotidiana napoletana. La fede a Napoli non è mai solo trascendenza, ma è incorporata negli spazi urbani, nelle edicole votive, nei simboli che punteggiano la città e sembra voler fissare un punto di riferimento in un mondo in perenne trasformazione.
"Carne di Piperno" è un’opera che vive della sua ambiguità interpretativa: è un ritratto umano e insieme un paesaggio urbano, è una riflessione sulla materia e un’indagine sulla transitorietà della vita. La sua forza sta nella capacità di sintetizzare, in un solo scatto, la complessa dialettica tra ciò che è effimero e ciò che è eterno, tra la pelle del vivente e la pelle della città.
Nel contesto di una mostra, queste immagini si prestano a molteplici letture e connessioni, diventando non solo una unica "opera fotografica", ma un frammento di un discorso più ampio sulla memoria, sulla resistenza e sulla condizione umana. La rappresentazione, quindi, di quella fotografia che chiede di essere guardata con attenzione, perché dentro le sue ombre e le sue luci risuonano secoli di storia e di vita.
Salvatore Sparavigna, born in Naples, is a visual storyteller whose career spans over forty years of photojournalism, art, and civic engagement, weaving together narratives that fuse the rawness of reality with the poetry of imagery. A photographer, videomaker, journalist, and EU project designer, his work is a mosaic of cultural identities, social struggles, and artistic experimentation—rooted in Southern Italy yet reaching toward global horizons.

From Beginnings to Photojournalistic Excellence

His journey began in 1980 in the alleys of Naples, where, as a freelance photographer, he documented local news and social customs for regional publications. A major turning point came in 1986 with the founding of FO.R.N.ASS. (Photographers & Reporters of Naples Associated), the first photojournalism agency in Campania. This agency became a beacon for portraying Southern Italy beyond stereotypes. His images, published in L’Espresso and Il Venerdì di Repubblica, capture not only events but the very soul of the territory: from juvenile delinquency to the fight against the Camorra, every shot becomes a manifesto of truth. In the 1990s, his gaze expanded to Europe, working with international magazines and agencies. In 1997, he anticipated the digital revolution with Napoli Live Web News, one of Italy’s first multimedia news platforms.

Art as Protest, Identity as Mission

For Sparavigna, photography is not just a profession but a universal language. In his artistic projects, he bridges past and present: Carne di Piperno (1990–2005) overlays contemporary portraits with architectural remnants, creating a dialogue between eras. Meanwhile, Le pose del caffè a… (2003–2006, leposedelcaffe.org) transforms the espresso cup into a symbol of belonging, capturing subjects from Naples to New York in moments of intimate reflection. In 2007, at the invitation of the City of New York, he brought Faces of ItaliaNY to the U.S.—an exhibition celebrating Italian-American roots through faces and rituals, from Brooklyn’s processions to Manhattan’s elegant parlors.

Social Cinema and WebTV: Giving Voice to the Invisible

His civic commitment found expression in social cinema through documentaries that lay bare social wounds. A camorra… song io? (2009), premiered in Casal di Principe during the National Day of Remembrance for Mafia Victims, exposes the silent complicity of Neapolitan society. Le rughe del tempo (2014) blends archival footage and contemporary landscapes to revive collective memory. In 2010, he founded La mia strada TV, Southern Italy’s first webTV dedicated to marginalized communities: from reports on the homeless to live broadcasts from school workshops, he transforms digital media into an instrument of inclusion.

EU Project Design and Education: Building the Future

Alongside his artistic practice, Sparavigna cultivates a strategic vision. Since 2019, as a Social Change Manager and EU project designer, he has developed innovation pathways for Third Sector organizations, managing European funding and coordinating initiatives such as the New Agenda for the Mediterranean. In classrooms from Naples to Torre Annunziata, he teaches young people how to use cameras and social media as tools for awareness, leading projects like TV a colori (2019), where students become webTV creators. Recent certifications in Artificial Intelligence for the Third Sector (2024) and Tourism Management reflect an ever-curious and evolving intellect.

Exhibitions and Awards: The Legacy of a Visionary

His works have traveled from the PAN (Palazzo delle Arti Napoli) to the Italian American Museum in New York, and to international festivals. Exhibitions like Adolescence: What Future? (1996–2000), shown in Florence and Naples, or Emergency Room (2009), featuring burned windows symbolizing extortion, are silent cries against indifference. Among his accolades are the Golden Lion (2018) for social commitment and the Lifetime Achievement Award (2013) from the VerbinalandrArt Association—tributes to an artist who has turned photography into a political act.

Technique and Heart: The Duality of an Artist

A master of editing software and copyright law, Sparavigna handles both analog and digital languages with equal finesse. His images, often in black and white, play with dramatic contrasts and urban geometries, while his videos combine cinematic aesthetics with documentary rhythm. But humanity is the true common thread: behind every project lies a question, a challenge, an invitation to look beyond appearances.

Today, between consultancy work for Getty Images and multisensory exhibitions such as DECUMANI – Voices from the Heart of Naples (2017), Salvatore Sparavigna embodies the role of the engagé artist: a bridge between art and society, memory and innovation—proving that beauty can emerge from commitment.
exibart prize N5
ideato e organizzato da exibartlab srl,
Via Placido Zurla 49b, 00176 Roma - Italy
 
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