Hylde Salerno

Pittore, Artista
Sarno
Foto del profilo di Hylde Salerno
Hylde Salerno, classe 1984, nasce e vive a Sarno (SA).
Le tematiche delle sue opere sono l'ansia, la fobia, la claustrofobia, l'emotività, i disagi psichici e i problemi sociali. Integra foto alle sue opere, ponendo il suo corpo al centro della sua narrazione artistica. Tra le varie sperimentazioni toccate, spicca qualche installazione e qualche performance. Prende parte a collettive artistiche di grande rilevanza nazionale quali "Women” al Museo di Storia M.O.A. Eboli, Artemediterranea Biennale a Pisa, “Survival” al C.A.M. di Casoria, "Liber" alla Biblioteca Angelica di Roma. Vanta diverse pubblicazioni tra cui i suoi cataloghi editi da Arpeggio Libero Edizioni" Dimenticanze" e "Claustrophobia". E' stata tra i finalisti dell'Exibart Prize 2021.
Cliccando sulle foto di un'opera della serie "Maternità", di "Claustrophobia" e di "Dimenticnze" sarà possibile vedere tutta la ricerca con tutte le opere della serie.
Qui presenta (oltre a due opere rappresentative delle tre ricerche precedenti, Dimenticanze, Maternità e Claustrophobia) “EX voto”, una serie di 7 tavole sulla dipendenza affettiva.
Ex voto: 7 tavole per 7 anni.
Ex voto presenta il processo di catarsi nell’elaborazione della presa di consapevolezza di una storia di dipendenza affettiva. E’ il racconto di una relazione squilibrata dove ci si sentiva annientati. Sette tavole che riproducono lo schema allegorico e stilistico degli ex voto cristiani. La santa che salva è l'autrice stessa, vittima e salvatrice. Sono sette situazioni vissute nello squilibrio emotivo più totale. Si spera di salvarsi da una famiglia disfunzionale, si innalza un altare per l'amato e si sacrifica il sogno di avere un figlio, si innalza un trono sotto cui ci si lascia schiacciare pur di conservare l'amato al proprio fianco. Si rievocano le paure infantili che terrorizzavano e che, rispetto al terrore di perdere l’amato, perdono tutto il loro aspetto terrifico. L’amato è come un demone che abita l’amante, la quale si autoesorcizza per lasciar uscire il male dal suo corpo, ma è anche come un burattinaio che muove i fili della vita della donna che si sente privata di qualsiasi volontà e dichiara, in una delle sette tavole, “non sono niente se non sono sua”. Agli occhi della dipendente affettiva, l’amato appare sempre troppo freddo o emotivamente non presente; per tale ragione in questa serie è rappresentato da un fantoccio disegnato sul quale sono apposti due occhi reali che compaiono in ogni raffigurazione sotto diverse forme (nelle mani della santa, sullo sfondo, sul fantoccio).
 
 Maternità
 Maternità è una serie di 5 opere sugli aspetti brutali del parto, della fecondazione, della perdita ma anche sul parallelo tra la nascita e il concepimento di un figlio e quello di un’opera d’arte. Il dolore collettivo, narrato nella produzione precedente, diventa autocentrato, con una forte presenza dell’artista, e universale, reso corale dallo sguardo dello spettatore. Il protagonista è il corpo. Sono dipinte con sangue mestruale: si teatralizza, così, la fecondità come capacità di procreare e la fertilità come capacità di generare. Qui si ribadisce la presenza al cospetto del proprio sangue mestruale. E’ il sangue che rende il corpo presenza. La commistione tra l’opera e l’ autore è completa: il corpo e il sangue dell’autore sono stati immolati sull’altare dell’arte. 
Nella prima opera “El Escorial”” c'è un parallelo tra il taglio cesareo e la morte di Gerda Taro. Qui si onora il momento della morte di Gerda Taro. Ella fu la prima fotoreporter di guerra e per questo l’autrice dell’opera ha voluto fotografarsi nella sua stessa ultima posa,cioè morente con gli occhi agonizzanti, per omaggiarla attraverso un canale comunicativo che creasse un ponte tra le due donne: la foto. Come Gerda, morta sul campo di battaglia nell’esercizio della sua professione, così l’ autrice dell’opera si immola nella sua opera d’arte, aggiungendo, alla fotografia, colore e il proprio sangue. I segni del carrarmato che hanno troncato la sua vita sono su tutto il corpo a ricordo della sua morte, ma formano un’aureola intorno al capo, per ricordarci che ciò che l’ha resa mortale, le ha anche donato immortalità, canonizzandola e innalzandola al trono dei martiri. Le mani ferme sul ventre, come quelle di Gerda che trattenne le proprie viscere con le sue mani, spariscono sotto le garze intrise di sangue, che a loro volta sventrano la figura della donna e la tranciano in due. Questa linea di confine tra la parte alta del corpo della donna e il ventre, come una frontiera tra la vita e la morte, è marcata da un ultimo e netto segno del passaggio di un carrarmato. La stessa sensazione di morte, di essere tagliata in due, è stata vissuta nel momento del parto cesareo.
 
La seconda opera, "La Crocefissione", crea un parallelo tra il martirio del Cristo e quello del parto cesareo, dove una donna viene posizionata con le braccia nella stessa posizione. Il corpo è diviso in due perché la parte centrale resta dolorante e anestetizzata e il dolore è talmente forte che non la si riconosce più come propria. I riferimenti al martirio del Cristo sono presenti anche nei chiodi nelle mani e la corona di spine sul capo.
 

“La Condanna” analizza un altro aspetto della maternità: la maternità mancata. L'artista è inchiodata al muro da legacci di sangue che le mettono innanzi la sua infertilità. Il sangue, visto da chi desidera un figlio, come annuncio di una mancata gravidanza, è una condanna che può metterti all’angolo.

 

In “L’Ispirazione” l'artista, in posizione fetale nel suo stesso grembo, fatto del suo stesso sangue, è in fase di riflessione, di ispirazione, si ritira in se stessa e abbraccia la sua bambina interiore. Quando i tempi saranno maturi sarà pronta a creare la sua opera.

 Ne “La Creazione” l'artista, dopo la fase ispirativa, è pronta a creare la sua opera. Come dopo la gestazione la donna crea la sua creatura e dà alla luce il proprio figlio, così l'artista darà alla luce la propria opera

 

Claustrophobia
Clastrophobia è una ricerca svolta nei tre mesi di lockdown dovuti alla pandemia.
Il titolo è emblematico: le persone claustrofobiche percepiscono lo spazio come ristretto e opprimente. Al chiuso sembra loro che non ci sia aria a sufficienza e che possano soffocare da un momento all’altro.
Le dieci opere che compongono Claustrophobia ritraggono un soggetto asfissiato, oppresso, schiacciato dal suo stesso pensiero e dalle sue proiezioni distorte.
Il 9 Marzo 2020 in Italia viene annunciato l’inizio del lockdown; quella che doveva essere una misura rapida per il contenimento del virus, diventa una data storica per la nostra nazione che ci pone innanzi subito la drammaticità della circostanza.
Tre mesi sono lunghi a passare. Con la domiciliazione forzata le case diventano troppo strette, l’angustia la fa da padrona, i rapporti tra conviventi sono tesi perché non è facile condividere il proprio spazio vitale con qualcuno e la convivenza diventa connivenza; altri sono soli e non hanno nessuno con cui condividere nulla e  sono, quindi, costretti ad un isolamento inevitabile. Le pareti domestiche si trasformano in una sorte di prigione da cui è impossibile scappare. Il vivere quotidiano è penoso e angoscioso.
I media, intanto, parlano dei drammi nel dramma, come la violenza domestica, i suicidi, gli omicidi e l’esposizione a simili notizie su larga scala porta ad un aumento degli esiti psicologici negativi.
Quando si delira, dal latino de lira, fuori dal solco, si perde lo stato di coscienza e lo stato psichico si altera, travalicando appunto i limiti del solco reale e invadendo campi immaginifici falsati e distorti. In una tale condizione, ogni convivente può diventare un possibile assassino o una possibile vittima e gli oggetti del quotidiano si fanno simboli di una pesante condizione mentale. Una griglia da forno è una porta con sbarre di una cella, un bagno rilassante è una pozza in cui annegare, l’ombra di un cavo elettrico che dondola è un cappio. Quando la mente è inquieta, ogni cosa è alterata. I soffitti delle stanze e le pareti sembrano restringersi e schiacciare le persone, essi sono limiti oltre i quali nessuno può spingersi ma contro cui ci si può accartocciare per poi ripiegare su se stessi; la propria immagine è distorta come i propri pensieri.
Al centro dello studio è sempre un chiaro riferimento alla figura umana, per richiamare l’attenzione sul tema dell’identità e sulla sua stessa rappresentazione. Tenendo conto dell’evoluzione dello stile espressivo e delle tematiche trattate, se già in Dimenticanze il riferimento autobiografico era forte e con Maternità si è scavato nei meandri del corpo e delle sue capacità creative, con Claustrophobia si scava nell’anima, lasciando prevalere, su tutto l’effetto d’insieme, l’elemento emotivo ed evocativo. Il topos del tratto nero a contornare le figure è sempre presente, il segno dell’angoscia tipico della mia poetica, quello che copre e annuncia le  paure primordiali, creature mostruose e inquietanti che albergano nell’essere umano. Nessun happy ending in questa serie, solo l’urgenza di trovare momenti necessari a riprendere fiato; nessuna suggestione visiva appagante ma opere di impatto in cui lo spirito possa riconoscere parte di se’ nel mezzo di un dramma collettivo.
Dimenticanze
Dimenticanze è una narrazione in 15 episodi realizzati dal 2017 al 2019.
Si compone di 15 opere, 10 delle quali corrispondono a 10 episodi la cui tematica è l’assenza e di 5 episodi specifici sulla maternità. E’ una narrazione trasformatrice, un’ elaborazione per immagini dell’ansia. Il fil rouge che lega le opere è la volontà di sublimare il dolore della perdita di una parte di se’ che comporta ogni attacco di panico e prendere consapevolezza delle metamorfosi di quel faticoso momento di transizione.
Lo scopo non era chiaro sin dal principio ma è divenuto un cammino da compiere in sinergia col gesto artistico a mano a mano che la narrazione prendeva forma. Il topos narrativo dei primi episodi è sicuramente la volontà di nascondere, con vomiti di lacrime e pioggia nera, ciò che si configura come la massima espressione della sofferenza dello smarrimento nell’attacco di panico, quindi la propria assenza dinnanzi a se’. La narrazione, poi, si allarga e va ad abbracciare anche l’assenza dell’altro da se’, quindi la perdita. E l’assenza, inizialmente, trova una sua collocazione solo nell’immagine e non nella parola, perché appunto l’assenza non è, eppure è qualcosa di ingombrante che occupa lo spazio senza esserci. La sua rappresentazione non può essere spiegata a parole ma va vissuta entrando nella sua raffigurazione.
Il climax ascendente di gesti che velano tutto ciò che ricorda la presenza, ma che si palesa solo nel vissuto dell’assenza, culmina in veri attacchi violenti alle tele, sbrandellanti la realtà personale dell’autore, forti come gli attacchi di panico testimoniati dalle foto di cui si compongono alcune opere: lì, l’artista, da spettatore assente della sua angoscia, diventa protagonista assoluto, diventa presenza. Ossessivi occhi tormentano la tela come angosciano la mente di chi vive la perdita con un’intensità tale da non trovare spazio interiore per altro. Ciò che resta delle pagine e delle foto originarie è solo una voce sommessa, a tratti percettibile, nascosta sotto la facciata delle colature. E sotto le colature si nascondono lettere, ricordi, poesie, a cui si cancellano le parole: esse non hanno alcuna funzione nel testo poetico, l’assenza non si lascia descrivere. Quello che rimane è solo la pseudo-biografia dell’assenza che si fonda sulla considerazione dell’impossibilità di una autentica narrazione del dolore con una focalizzazione esterna. Occorre esserci dentro : l’assenza è uno spettacolo che non può essere visto da lontano. Lo spettatore può prendere parte alla tragedia insita nel dolore solo con il proprio sguardo ma la narrazione resterà monca.
Per cui il campo si restringe, con movimento centripeto: la narrazione passa dall’esterno, in cui il dolore è muto e non trova espressione, ad essere autocentrato, con una forte presenza dell’artista, e universale, reso corale dallo sguardo dello spettatore. Dall’immagine delle lettere e delle pagine, si passa al corpo. Dal colore si passa al sangue. Si teatralizza, così, la fecondità come capacità di procreare e la fertilità come capacità di generare. Se nell’attacco di panico è la sensazione di morte a trionfare sulla vita, l’eternità ora sovrasta incontrastata e trionfa. Pur crocifiggendo e mettendo al muro  l’autrice stessa, condannata per sua propria natura a riproporre in eterno i suoi cicli d’ansia e a doversi allontanare da se’ per trasformarsi, qui si ribadisce la presenza al cospetto del proprio sangue mestruale. E’ il sangue che rende il corpo presenza. La commistione tra l’opera e l’ autore è completa: il corpo e il sangue dell’autore sono stati immolati sull’altare dell’arte.
Il pubblico può rientrare all’interno della narrazione. Trasformato.
 
Esposizioni
 
· 27/04 - 19/05/ 2024 “Women 8ed. - Resistenza: Billie Holiday”, Museo M.O.A., Eboli (SA)
· 27 Gennaio/ 24 Febbraio 2024 “Premio Luigi Candiani- artisti affermati”, Spazio Arte Contemporanea, Robecchetto con Induno (MI)
· 21/01/2023 “Women 7 ed. - Purificazione: Pippa Bacca”, Museo M.O.A., Eboli (SA)
· 20/22 Giugno 2022 “Premio Giacinto Gigante”, We Space, Festival Internazionale delle arti, “Quartierino d’autore”, Via Vetriera, Vico del Vasto a Chiaia, Napoli
· 4/ 11 Dicembre 2021 “Liber”, Biblioteca Angelica, Roma
· 18 Dicembre 2021/ 9 Gennaio 2022 “Women 6 ed. Sylvia Plath”, Museo M.O.A., Eboli (SA)
· 6/ 21 Novembre 2021 “Biennale d’Arte Salerno”, 4 ed. Palazzo Fruscione, Salerno (Premio alla critica Angelo Calabrese - Premio Luciana Marciano)
· 23 Ottobre/ 1 Novembre 2020 “Paratissima”, ARTiglieria- Spazio Ex Tribunale, Torino
· 30 Ottobre / 30 Novembre 2020 “CAM Pandemic Art”, Museo CAM Casoria (NA)
· 3 Aprile 2020 “Roma Ospita 2020, Festival dell’arte contemporanea”, La Scala D’Oro, Sala Dionigi, Roma
· 6 Luglio/ 5 Ottobre 2019 “Survival 4 edizione” Museo CAM, Casoria (NA)
· 22/30 Maggio 2019 “Art Exihibition - Arte e Moda”, Galleria d’Arte Michelangelo, Sarno (SA)
· 18/31 Maggio 2019 “Women 4 ed. - Gerda Taro”, Museo M.O.A., Eboli (SA)
· 11/16 Maggio 2019 “Diversabilità, L’ Arte per la giustizia”, Complesso Monumentale San Giovanni, Cava de’ Tirreni (SA)
· 6 Ottobre/ 18 Novembre 2018 “Biennale d’Arte Salerno”, 3 ed. Palazzo Fruscione, Salerno
· 6 Ottobre/ 25 Ottobre 2018 “Artemediterranea Biennale Pisa”, Pisa
· 13 Luglio / 13 Ottobre 2018 “Survival 3 edizione”, Museo CAM, Casoria (NA)
· 11 Maggio/19 Maggio 2018 “Women 3 ed. Frida Kahlo”, Museo M.O.A., Eboli (SA)
· Settembre 2017 “A Mare – Settembrelibri 2017”, Installazione temporanea “Ombre e luci” nel cortile del Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno (SA)
· Settembre 2017 “Napulè – Settembrelibri 2017”, Villa Lanzara, Sarno
· Settembre 2017 “Pe ciel e pe terr – Settembrelibri 2017”, Villa Lanzara, Sarno
· Settembre 2016 “Nuovi linguaggi – Settembrelibri 2016”, Biblioteca San Matteo, Sarno
· 14/ 16 Luglio 2014 “Lacryma Christi” happening artistico, Le Terrazze- Borgo club”, Sarno
· 11/18 febbraio 2006 “Memorie patrie”, Fondazione invalidi e mutilati di guerra, Napoli
· 2004 1^premio sezione giovani, Accademia dei Sarrastri di lettere, arti e scienze, Sarno (SA)
· 2003 2^premio ex aequo sezione giovani, Accademia dei Sarrastri di lettere, arti e scienze, Sarno (SA)
· 2001 “Festival della cultura” 1^premio sez. giovani, Accademia dei Sarrastri di lettere, arti e scienze, Sarno (SA)
 
· Opere in esposizione permanente
· Comune di Sarno
· Pinacoteca Parrocchiale San Matteo di Sarno (SA)
· Museo M.O.A. Eboli
· Museo Civico Castello dell’Ettore
 
Altri progetti
· Febbrio 2022 “Unici come te”, cortometraggio, Sarno (Schoolmovie)
· Novembre 2021, “Januae”, recitazione nel cortometraggio musicale realizzato da Studio Nubes per gli EMIAN_ Pagan Folk Music.
· Giugno 2020 “Così muore amor”, cortometraggio, Cava de’ Tirreni (primo Premio Nunzia Maiorano, sezione cortometraggi)
· Marzo 2020 “RestiaMOAcasa”, performance in video,  Museo M.O.A. Eboli (SA)
 
Pubblicazioni
· Hylde Salerno, Claustrophobia, Ed. Arpeggio Libero, 2022, isbn 9788833521169
· Liber, Centro Studi Hemera, 2021 isbn 979-12-200-7219-9
· Quarta Biennale d’Arte contemporanea di Salerno, Lunatica, Crosslink Edizioni, 2021, isbn 978-88-31311-03-8
· Hylde Salerno, Dimenticanze, Ed. Arpeggio Libero, 2020, isbn 9788833520636
· Gerda Taro Arte, guerra e ribellione, Women IV ed., Arpeggio Libero, 2020, isbn9788833520308
· L’arte per la giustizia, III ed, Crosslink Edizioni, 2019, isbn 9788831311021
· Terza Biennale d’Arte contemporanea di Salerno, Crosslink Edizioni, 2018, isbn9788894379402
· Frida Khalo Arte, amore e rivoluzione, Women III ed., Ed. Il Saggio, 2018, isbn 9788893601061
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